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Mike Pompeo a Roma: incontro con Conte a Palazzo Chigi per parlare di 5G. Tensioni col Vaticano: “Trump strumentalizza il Papa”

30 de setembro de 2020 - Por Comunità Italiana
Mike Pompeo a Roma: incontro con Conte a Palazzo Chigi per parlare di 5G. Tensioni col Vaticano: “Trump strumentalizza il Papa”

Al centro dell’incontro con il premier le strategie italiane sullo sviluppo del 5G, oggetto di scontro tra gli Stati Uniti e la Cina, con Washington che ha ripetutamente lanciato l’allarme ai Paesi europei su presunti rischi per la sicurezza nazionale causati dallo sviluppo delle tecnologie Huawei

È terminato dopo circa un’ora l’incontro tra il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. In mattinata, il capo della diplomazia Usa ha già partecipato a un meeting con il suo omologo in Vaticano, Pietro Parolin, e si è poi diretto a Palazzo Chigi. Al centro del vertice con il premier le strategie italiane sullo sviluppo del 5G, oggetto di scontro tra gli Stati Uniti e la Cina, con Washington che ha ripetutamente lanciato l’allarme ai Paesi europei su presunti rischi per la sicurezza nazionale causati dallo sviluppo delle tecnologie Huawei. Tema principale anche dell’ultimo vertice tra il capo del governo, i ministri competenti e i capi delegazione. Al termine dell’incontro a Chigi, Pompeo avrà anche un incontro bilaterale con il ministro degli esteri, Luigi Di Maio.

Tensioni con il Vaticano: “Trump strumentalizza il Papa”
La giornata di Pompeo è iniziata subito all’insegna della tensione. Intervenendo al Simposio organizzato a Roma dall’ambasciata Usa presso la Santa Sedesul tema della “promozione e difesa della libertà religiosa attraverso la diplomazia”, il segretario di Stato Usa ha dichiarato che “gli Stati Uniti fanno la sua parte nel parlare in nome delle vittime della repressione religiosa, possiamo fare di più, ma lavoriamo duramente per gettare una luce sugli abusi, punire chi è responsabile e possiamo incoraggiare altri ad unirsi a noi in questa missione”. Parole che arrivano dopo che nei giorni scorsi su Twitter ha rilanciato il duro editoriale che ha scritto su un giornale religioso in cui si afferma che la Santa Sede “metterebbe a rischio la sua autorità morale” se rinnovasse l’accordo” raggiunto due anni fa “con il Partito Comunista Cinese, sperando di aiutare i cattolici cinesi”.

E proprio basandosi su questa tesi ha concluso il suo intervento: “Per quanto le nazioni possano fare, alla fine i nostri sforzi sono limitati dalla realtà della politica mondiale – ha continuato il capo della diplomazia dell’amministrazione Trump – Gli Stati possono a volte fare compromessi per far avanzare buoni fini, i leader vanno e vengono e le priorità cambiano. Ma la Chiesa è in una posizione differente, non devono compromettere standard di principio basate su verità eterne. E la storia ha dimostrato che i cattolici hanno affermato i loro principi in azioni gloriose”.

Pompeo ha poi lanciato un appello diretto a Papa Francesco chiedendogli di dare prova di “coraggio” nel combattere le persecuzioni religiose, in particolare in Cina: “Faccio appello a tutti i leader religiosi affinché si trovi il coraggio per affrontare le persecuzioni religiose delle loro comunità come delle altre – ha detto – I leader cristiani devono difendere i loro fratelli e sorelle in Iraq, in Corea del Nord e a Cuba“.

Parole che hanno provocato la reazione dei vertici vaticani, con il segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Richard Gallagher, che al termine dell’incontro ha risposto, a chi gli ha chiesto se l’atteggiamento Usa non sia una forma di strumentalizzazione del Papa da parte di Trump, che “sì, e questa è proprio una delle ragioni per cui il Papa non incontrerà il segretario di Stato americano Mike Pompeo”. E ha poi aggiunto: “Non mi avete sentito pronunciare la parola ‘Cina’? Non mi avete sentito pronunciare alcun nome, di nessun Paese, questa è la prassi della diplomazia vaticana, non pronunciare nomi e biasimi è uno dei principi della diplomazia vaticana normalmente”.

Visibilmente irritato, Gallagher ha aggiunto: “Comunque ho avuto solo pochi minuti. Mi hanno invitato a parlare solo pochi minuti, non si fa così”. A chi gli ha chiesto se l’iniziativa americana sia stata una interferenza, ha risposto: “Posso dire questo. Normalmente quando si preparano le visite a così alti livelli di ufficialità si negozia l’agenda in privato e confidenzialmente. È una delle regole della diplomazia dando la possibilità a entrambi di definire il Simposio, non dando le cose per fatte”, lasciando così intendere che l’amministrazione Usa ha agito unilateralmente rispetto all’organizzazione del convegno. (il fatto quotidiano)

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