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«In un anno 2390 esecuzioni capitali»

24 de março de 2009 - Por Comunità Italiana

{mosimage}Il rapporto Amnesty 2008. E in Europa, la Bielorussia resta l'unico Paese dove resiste la pena di morte

 

ROMA -Nel 2008 sono state messe a morte nel mondo 2390 persone in 25 Paesi. E dall'inizio del 2009 sono già state eseguite almeno 103 sentenze capitali in tutto il mondo. Se in due terzi dei Paesi del Pianeta infatti la pena di morte è stata abolita, e solo 25 (su 59) di quelli che ancora la mantengono hanno eseguito condanne capitali nel 2008, va anche detto che il 93% di tutte le esecuzioni è avvenuto in soli cinque paesi: Cina, Iran, Arabia Saudita, Pakistan e Stati Uniti. Mette in luce comunque una tendenza positiva Amnesty International, nel rapporto sulla stato della pena di morte del 2008: alla Cina, che da sola ha messo a morte più persone che il resto del mondo nel suo complesso (1718 su 2390), fa da contrasto l'Europa. Amnesty sottolinea a riguardo che nel Vecchio Continente è rimasta solo la Bielorussia a ricorrere ancora alla pena di morte.

BIELORUSSIA – Amnesty ribadisce la richiesta al presidente bielorusso, Aleksandr Lukashenko, di commutare senza ulteriori ritardi le condanne di tutti i detenuti presenti nel braccio della morte e di intraprendere passi immediati verso l'abolizione della pena capitale. Sull'unico Paese europeo dove è ancora in vigore la pena di morte non esistono dati o statistiche ufficiali, ma Amnesty stima che più di 400 persone siano state messe a morte dal 1991, anno in cui la Bielorussia è diventata indipendente. L'intero procedimento che riguarda la pena di morte inoltre è avvolto dal segreto: i prigionieri e i loro familiari non sono informati sulla data dell'esecuzione e il corpo del condannato non viene restituito alla famiglia. L'applicazione della pena di morte – sottolinea ancora l'organizzazione che tutela i diritti umani – è aggravata da un sistema di giustizia penale viziato, dove tortura e maltrattamenti sono utilizzati per estorcere le confessioni e i condannati non hanno accesso alle legittime procedure d'appello.

BUONE E CATTIVE NOTIZIE – Più in generale «la buona notizia è che le esecuzioni hanno luogo in un piccolo numero di Paesi. Questo dimostra che stiamo facendo passi avanti verso un mondo libero dalla pena di morte. La brutta notizia, invece, è che centinaia di persone continuano a essere condannate a morte nei Paesi che ancora non hanno formalmente abolito la pena capitale», ha dichiarato Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International in occasione della diffusione del Rapporto. Dopo l'Asia, dove 11 Paesi continuano a ricorrere alla pena di morte (Afghanistan, Bangladesh, Cina, Corea del Nord, Giappone, Indonesia, Malaysia, Mongolia, Pakistan, Singapore e Vietnam) il secondo maggior numero di esecuzioni, 508, è stato registrato in Africa del Nord e Medio Oriente.

IRAN E ARABIA – In Iran sono state messe a morte almeno 346 persone, tra cui otto minorenni al momento del reato, con metodi che comprendono l'impiccagione e la lapidazione. In Arabia Saudita, le esecuzioni sono state almeno 102, solitamente tramite decapitazione pubblica seguita, in alcuni casi, dalla crocifissione. Nel continente americano solo gli Stati Uniti d'America hanno continuato a ricorrere con regolarità alla pena di morte, con 37 esecuzioni portate a termine lo scorso anno, la maggior parte delle quali in Texas. Il rilascio di quattro uomini dai bracci della morte ha fatto salire a oltre 120 il numero dei condannati alla pena capitale tornati in libertà dal 1975 perchè riconosciuti innocenti. L'unico altro stato in cui sono state eseguite condanne a morte è stato Saint Christopher e Nevis, il primo dell'area caraibica ad aver ripreso le esecuzioni dal 2003. Nell'Africa sub-sahariana, secondo dati ufficiali, sono state eseguite solo due esecuzioni, ma le condanne a morte sono state almeno 362. Quest'area ha registrato un passo indietro, con la reintroduzione della pena di morte in Liberia per i reati di rapina, terrorismo e dirottamento. «La pena capitale non è solo un atto ma un processo, consentito dalla legge, di terrore fisico e psicologico che culmina con un omicidio commesso dallo stato. A tutto questo deve essere posta fine», ha sottolineato Khan.

Fonte: www.corriere.it 

 

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