{mosimage}Il neurologo: «Il sondino non verrà staccato per i primi tre giorni». Davanti alla clinica esponenti di associazioni
MILANO – Beppino Englaro ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione per portare via la figlia Eluana dalla clinica di Lecco dove è ricoverata. E il trasferimento è avvenuto nella notte: attorno alle 5,30 l'ambulanza che trasportava la ragazza è arrivata alla casa di cura La Quiete della città friulana, dove si potrà dare corso al decreto dei giudici milanesi che hanno autorizzato, fin dal luglio scorso, papà Beppino a interrompere alimentazione e idratazione artificiali della giovane.
IL NEUROLOGO– La conferma del trasferimento era arrivata dal neurologo di Eluana, il prof. Carlo Alberto Defanti: «Mi spiace solo di non poter accompagnare Eluana perché ho degli impegni a cui non posso rinunciare». Defanti ha inoltre spiegato che il protocollo è lo stesso messo a punto un mese fa quando Eluana avrebbe dovuto essere accolta nella clinica Città di Udine: «Il sondino non verrà staccato e per i primi tre giorni si continuerà a nutrirla artificialmente, allo scopo di permettere al personale di verificare la situazione. Dopo questi tre giorni, senza staccare il sondino, verrà sospesa l'alimentazione». Inoltre, a quanto si è appreso, l'équipe che darà corso all'interruzione del trattamento vitale si costituirà in una associazione per meglio regolare i rapporti giuridici con la struttura che ospiterà Eluana.
DAVANTI ALLA CLINICA – Fuori dalla clinica Beato Talamoni di Lecco , il solito via vai dei pazienti ha lasciato spazio all'attesa di un gruppetto di giornalisti, che avevano avuto il sentore che quella di lunedì potrebbe essere «la sera» che Beppino Englaro aspettava da tempo. Ma anche esponenti di diverse associazioni che hanno sempre difeso il «diritto alla vita» di Eluana Englaro. Sono giunti la presidente nazionale dei genitori scuole cattoliche, Maria Grazia Colombo, e un esponente del Movimento per la Vita, Antonella Vian, che ha portato una foto di Eluana, una bottiglia d'acqua, una pagnottella e una candela. «Trovo terribile questo trasferimento fatto in piena notte come se ci fosse qualcosa da nascondere – ha detto Maria Grazia Colombo -. Rispetto le decisioni del padre ma i figli non sono nostri, non sono di nessuno ed Eluana ha tutto il diritto di vivere». «Io ho portato pane e acqua perché è tutto quello di cui Eluana ha bisogno per vivere – ha detto invece Antonella Vian – io so che Eluana non vuole morire e visto non può urlarlo lei, lo grido io».
L'ASSESSORE – E anche, l'assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, il lecchese Giulio Boscagli, si è unito al gruppo di persone fuori dalla clinica: «Sono qui – ha detto l'assessore – per una testimonianza che è in sintonia con quello che Regione Lombardia e il suo presidente Roberto Formigoni hanno sostenuto finora». Secondo Boscagli, infatti, «siamo in presenza di una sentenza assolutamente incomprensibile e di prese di posizione – ha aggiunto – che rischiano di portare a morire una ragazza gravemente disabile, ma in vita e lodevolmente accudita». Proprio per questo il titolare della Famiglia in Lombardia si augura ancora un ravvedimento da parte degli Englaro: «Speriamo ancora che tutto questo non avvenga».
L'APPELLO DEL VESCOVO DI UDINE – E un accorato «appello alla coscienza di tutti» è stato lanciato subito dal vescovo di Udine, mons. Pietro Brollo, per far continuare a vivere Eluana Englaro. «Faccio appello alla coscienza di tutti – ha scritto mons. Brollo – perché quanti hanno chiaro di essere al cospetto di una persona vivente non esitino a volerne e ad esigerne la tutela, mentre – ha aggiunto – quanti dubitano ancora abbiano la sapienza e la prudenza di astenersi da qualsiasi decisione irreparabile».
Fonte: www.corriere.it