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Brasile, l’ambasciatore: «L’Italia ci riapra le frontiere: noi avanti nella vaccinazione». Lettera a Brusaferro

20 de dezembro de 2021 - Por Comunità Italiana
Brasile, l’ambasciatore: «L’Italia ci riapra le frontiere: noi avanti nella vaccinazione». Lettera a Brusaferro

Il Brasile ci prova. Ci prova a convincere l’Italia, e in particolare il ministro della Salute Roberto Speranza, che i brasiliani non sono più un popolo a rischio, che l’emergenza sanitaria nel Paese sudamericano è sotto controllo, che la vaccinazione procede a ritmo velocissimo. E che quindi i brasiliani auspicano l’immediata riapertura delle nostre frontiere. E’ l’ambasciatore brasiliano in Italia, Helio Ramos, a provarci con decisione, alzando la voce, cercando insomma di far “rumore”. E non nasconde il suo sconcerto per il fatto che nell’ultima ordinanza emanata da Speranza il Brasile sia rimasto inserito nell’Elenco E dei Paesi dai quali non si può venire in Italia se non per motivi urgenti (e quindi non per turismo) e non “promosso” nell’Elenco D, nel quale tra l’altro ci sono Paesi con una situazione epidemiologica complessiva uguale o peggiore a quella brasiliana. L’ambasciatore Ramos non nasconde la sua indignazione, anzi a nome del suo Paese, la dichiara apertamente. 

«Decisione incomprensibile»

«Sì, ho provato “indignazione” – le parole ufficiali del diplomatico brasiliano – quando ho saputo che l’ultima ordinanza del Ministero della Salute italiano ha mantenuto il Brasile nella Lista “E”, nonostante tutti i progressi del Paese nel contenimento della pandemia di Covid-19. La decisione, oltre che deleteria per i flussi economici e culturali tra le nostre società, è incomprensibile dal punto di vista tecnico-scientifico, dal momento che altri paesi in situazione epidemiologica e vaccinale peggiore o simile a quella brasiliana sono stati elevati nella lista “D”. Negli ultimi sei mesi siamo riusciti a ridurre del 90% il numero di decessi e di contagi in Brasile. Questo è stato possibile grazie all’eccellente andamento della nostra campagna di immunizzazione, tanto che oggi il 66% dei brasiliani ha completato il ciclo vaccinale. La media mobile registrata giovedì 16 dicembre è stata di 3.944 nuovi casi giornalieri, per una popolazione di oltre 210 milioni di persone».

Dal 17 gennaio al 16 dicembre, secondo i dati divulgati diffusi dalle Segreterie statali della Salute,  sarebbero state “totalmente immunizzate” (avendo ricevuto la seconda dose o il vaccino monodose Johnson) 141.083.188 persone (87,6% della popolazione adulta, stimata in circa 161 milioni di abitanti), mentre hanno ricevuto solo una delle due dosi previste 160.522.290 persone (99,7% della popolazione adulta). E proprio due giorni fa, l’Agenzia nazionale di sorveglianza sanitaria (Anvisa), l’Ema brasiliana, ha approvato la somministrazione del vaccino Pfizer nei bambini dai 5 agli 11 anni.

«Alla mia indignazione – continua Ramos – si aggiunge quella di migliaia di altri brasiliani che desiderano venire in Italia per vari motivi, anche per conoscere questo bellissimo paese. Mi rattrista osservare che gran parte dei turisti brasiliani sta sostituendo l’Italia con la Francia o la Spagna, paesi che oggi consentono già l’ingresso di brasiliani vaccinati». L’ambasciatore nelle scosse settimane aveva avuto molti contatti con le autorità italiane, era stato anche rassicurato, e quindi davvero si aspettava che l’Italia potesse riaprire le porte ai “fratelli” brasiliani. Così come se lo aspettavano migliaia di operatori turistici che vivono (vivevano?) sul turismo brasiliano, uno tra i più fiorenti e redditizi per l’economia del nostro Paese: un milione di brasiliani all’anno visitavano la Penisola prima della pandemia. Tanto che la nuova compagnia aerea italiana, ITA, è in contatto costante con l’Agência Nacional de Aviação Civil, nella speranza di poter riattivare prima possibile le richiestissime rotte con i voli diretti tra l’Italia e il Brasile.

L’Epidemic Intelligence

Helio Ramos è talmente convinto di essere dalla parte della ragione, e che i dati assolutamente positivi registrati in Brasile negli ultimi mesi giustifichino l’apertura delle frontiere italiane (certo, sempre con tutte le cautele possibili: vaccino, tamponi, certificati vari) che giovedì ha inviato una lettera al professor Silvio Brusaferro, che in qualità di presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha partecipato a inizio dicembre al Consiglio dei Delegati dell’Organizzazione Internazionale Italo-Latinoamericana (IILA) nel corso del quale si è svolto un “proficuo dialogo sull’epidemic intelligence”. La lettera (che riportiamo integralmente), e che già gira sui social, essendo stata immediatamente condivisa su Twitter dalla Câmara Ítalo-Brasileira de Comércio, contiene tutti i dati ufficiali che il Brasile ha comunicato e dei quali l’Oms è al corrente: al termine Ramos chiede con decisione la collaborazione di Brusaferro affinché «l’equivoco possa essere sanato al più presto, e il Brasile possa ricevere una classificazione tecnica compatibile con il significativo miglioramento del proprio scenario epidemiologico».

La lettera a Brusaferro

«Come certamente ricorderà – si legge nelle prime righe della lettera indirizzata al prof. Brusaferro – durante il recente incontro dell’IILA, il Brasile ha presentato dati statistici sull’attuale scenario epidemiologico del Paese. Considerando che l’ISS svolge un ruolo fondamentale nella lotta al Covid-19, specialmente per quanto riguarda i pareri tecnici dei ministeri italiani con competenze in materia, mi sembra opportuno inviarLe, per iscritto, i suddetti dati sulla situazione dell’epidemia in Brasile. Anzi, sono certo che tali statistiche interesseranno lente da Lei presieduto nelle sue considerazioni nell’ambito dell'”epidemic intelligence”. Finora, il 75,18% della popolazione brasiliana è già stata immunizzata con almeno una dose di vaccino. Ciò significa che 160 milioni di persone hanno già iniziato l’immunizzazione. Altri 141 milioni hanno già completato il ciclo vaccinale, ovvero oltre il 66% della popolazione, il che colloca il Brasile ben al di sopra della media mondiale del 44% e al secondo posto tra le dieci nazioni più popolose del mondo, dietro soltanto alla Cina. Il numero di dosi somministrate dal Brasile è il quarto più grande di qualsiasi paese del mondo. I numeri della vaccinazione si riflettono nel significativo miglioramento dello scenario epidemiologico in Brasile. Tra giugno e novembre 2021 si è registrato un calo dell’86,2% del numero di casi e dell’88% del numero di decessi per Covid-19. Se all’inizio la pandemia ha avuto effetti molto gravi nel mio Paese, attualmente il tasso di nuovi decessi per Covid per ogni 100.000 abitanti è più basso in Brasile che negli Stati Uniti, nell’Unione Europea e nel Regno Unito». 

Il certificato vaccinale

«Per garantire la continuità di questo miglioramento – continua la lettera – il 16 novembre il Ministero della Salute del Brasile ha lanciato una campagna chiamata “Mega Vaccinazione”, per rafforzare l’immunizzazione dei brasiliani contro il Covid-19. In tutto, 158 milioni di persone con più di 18 anni fanno parte del pubblico-target per la dose di richiamo, che si applica a tutti gli immunizzanti utilizzati nella campagna. D’ora in poi, più di 100 milioni di brasiliani possono assumere la dose di richiamo, poiché hanno già completato l’immunizzazione cinque o più mesi fa. Inoltre, il governo brasiliano ha creato il Certificato Nazionale di Vaccinazione Covid-19, che può essere rilasciato da coloro che hanno completato ‘immunizzazione nel Paese. Il documento contiene informazioni precise sui dati dei vaccini facilmente verificabile. Diversi Paesi, pure europei, riconoscono già il documento brasiliano, anche per consentire l’ingresso di turisti brasiliani nei loro territori. Dinanzi a questo scenario, c’era una fondata aspettativa che la tanto attesa Ordinanza del Ministero della Salute italiano, del 15 dicembre, rimuovesse il Brasile dall’elenco dei Paesi del Gruppo “E” e lo includesse almeno tra i paesi nell’elenco “D’. Una tale decisione, oltre ad avere un supporto scientifico, soddisferebbe i desideri delle società in Brasile e in Italia, che desiderano fortemente riprendere il flusso dei loro scambi tradizionali».

«Sanare l’equivoco»

«Poiché non esiste alcuna giustificazione scientifica per mantenere il Brasile nell’elenco “E” – conclude la lettera dell’ambasciatore – penso che la decisione, a mio avviso incoerente, meriti una riparazione tecnica da parte del Ministero competente. Mi sforzo infatti di non credere che sia il risultato di altre motivazioni, di natura discriminatoria. Pertanto, e tenendo conto della serietà dei professionisti dell’ISS e del Ministero della Salute, nonché del loro impegno con la scienza basata sull’evidenza, Le esprimo la mia aspettativa che l’equivoco possa essere sanato al più presto, in modo che, nell’ambito delle restrizioni sanitarie stabilite dall’Italia contro il Covid-19, il Brasile possa ricevere una classificazione tecnica compatibile con il significativo miglioramento del proprio scenario epidemiologico». (Il Messagero)

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