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Come si lavora sotto elezioni nel tribunale amministrativo più importante d’Italia

13 de setembro de 2017 - Por Fernanda Queiroz
Come si lavora sotto elezioni nel tribunale amministrativo più importante d’Italia

 

“Sarà che siamo in campagna elettorale e che l’ampiezza e l’importanza degli interessi in gioco giustificano l’attenzione sulle nostre decisioni, ma qui rischiamo di arrivare all’intimidazione vera e propria. I magistrati potrebbero trovarsi a lavorare in un clima pesante, senza la necessaria serenità e tranquillità. A livello personale faccio l’abitudine alle critiche, ma quando si arriva anche a insultare un’istituzione che appartiene all’ordine giudiziario dello Stato direi che la misura è ormai colma. Noi stiamo continuando a fare il nostro lavoro ben sapendo di essere esposti a critiche. Il momento è questo e speriamo che non duri troppo”.




Carmine Volpe, 61 anni, già presidente di sezione del Consiglio di Stato e ora presidente dell’ufficio giudiziario più discusso d’Italia dal novembre del 2015, commenta amareggiato in un’intervista all’Agi le critiche piovute negli ultimi tempi. Tar del Lazio come “un impareggiabile porto delle nebbie” dove lavorano magistrati “reclutati chissà come”, i quali, animati da “sadismo burocratico” e da “strabismo interpretativo”, “fanno solo danni” perché “nella veste di ufficio complicazione cose semplici” si occupano di “faccende che non li riguardano”. Tar del Lazio che, al pari degli altri Tribunali amministrativi regionali, “costa un occhio e serve solo a rompere i c…” e che sarebbe meglio “eliminare per manifesta inutilità”. È sufficiente andare a controllare la rassegna stampa di queste ultime settimane per verificare come i giudici del Tribunale amministrativo del Lazio non godano proprio di grande popolarità: dopo gli attacchi lanciati dall’ex premier Renzi (che lo scorso maggio, auspicando un cambio dei Tar, disse che non potevamo più essere “una Repubblica fondata sul cavillo e sul ricorso”) all’indomani del provvedimento che bocciava le nomine dei direttori stranieri nei nostri musei, sono arrivati quelli recentissimi di alcuni organi di stampa che hanno criticato pesantemente, tra l’altro, la decisione contro il numero chiuso nei corsi di laurea umanistici dell’Università di Milano. Leggi il commento di Aldo Grasso sul Corriere della Sera: Il gusto per il no del Tar del Lazio.

Due i concetti cui Volpe tiene in particolar modo: “Il Tar, nel giudicare l’operato delle pubbliche amministrazioni, ha come unico riferimento la legge e quindi non può dirsi che provi ‘gusto’ nel paralizzare le decisioni delle stesse amministrazioni all’insegna del ‘no a tutto’. E poi il Tar non interviene mai arbitrariamente: il processo è a impulso di parte e ciò significa che il Tar non può ‘bloccare’ le decisioni amministrative di sua iniziativa”. La realtà, secondo Volpe, è che i giudici amministrativi sono costretti a muoversi nell’ambito di “un sistema normativo molto farraginoso, complicato e stratificato” con leggi che si affastellano di continuo.

Perchè ad esempio il Tar del Lazio, con sede a Roma, si è dovuto occupare della Statale di Milano?

“In alcuni casi – precisa Volpe – seguiamo questioni di rilevante complessità che riguardano ambiti territoriali lontani dalla Capitale. Questo perchè al Tar del Lazio, in aggiunta alle già ampie competenze legate al territorio (i Ministeri hanno la loro sede a Roma), la legge attribuisce anche la competenza su alcune materie delicate e sensibili, oltre che di rilievo nazionale. Si pensi, ad esempio, al contenzioso riguardante i magistrati ordinari, i provvedimenti dell’Antitrust, quelli dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, dell’Ivass, della Consob, i provvedimenti adottati in situazioni emergenziali, quelli degli organismi di sicurezza e così via. È dunque la legge che attribuisce competenze al Tar del Lazio. Nello specifico, con il ricorso sul numero chiuso alla Statale di Milano, sono stati impugnati anche gli atti generali del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che costituiscono il presupposto stesso del provvedimento della Statale”. Un articolo del Sole 24 sulla vicenda della Statale di Milano.

Quindi i Tar non si occupano solo degli atti delle Regioni?

“A parte la locuzione ‘regionale’ che accompagna ciascun Tribunale amministrativo – chiarisce il presidente Volpe – non esiste alcun collegamento tra i Tar, organi dello Stato, e le Regioni che, peraltro, sono enti territoriali. L’istituzione dei Tribunali nei capoluoghi di regione e, in alcune regioni delle sezioni staccate, risponde all’esigenza organizzativa voluta dal legislatore di realizzare una distribuzione capillare sul territorio nazionale, al fine di assicurare alla collettività una tutela più immediata e consapevole della realtà locale”.

Come si accede alla magistratura amministrativa?

“Si accede esclusivamente attraverso il concorso pubblico, non accessibile ai neolaureati e che richiede il possesso di requisiti aggiuntivi. Il sistema di accesso è stabilito dalla legge. A questo proposito vorrei che venisse ricordato che al Tar del Lazio abbiamo una carenza di magistrati pari a circa il 30%: ne sono in servizio 52 sui 73 previsti dalla pianta organica. Infatti gli ultimi magistrati assunti al Tar risalgono al gennaio 2014, quindi parliamo di quasi quattro anni fa. E una carenza di circa il 20% riguarda pure il personale. Dobbiamo fare i conti con un arretrato di 55mila ricorsi mentre ogni anno ne arrivano in media 16mila nuovi. Io dico che stiamo facendo i miracoli per organizzare in modo serio il lavoro”.

Secondo lei, i Tar funzionano bene oppure no?

“Tutto è perfettibile. Per realizzare la pienezza e l’effettività della tutela si deve sempre migliorare sulla strada della semplificazione e della velocizzazione del processo. I recenti interventi legislativi, tra tutti quello sul processo telematico, sono nella giusta direzione. Non mi pare però che si possa pensare di migliorare il sistema sopprimendo i Tar e devolvendo il tutto a un giudice diverso”. (agi)

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