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Come è davvero cambiata l’Italia, in 50 indicatori

28 de dezembro de 2017 - Por Marysangela Martins
Come è davvero cambiata l’Italia, in 50 indicatori

 

Già piegata dalla recessione, ha dovuto fronteggiare il crollo dei consumi, l’aumento del debito pubblico e l’emergenza migranti. La fotografia del Censis

Dalla crisi a una, seppur timida, ripresa: così si possono sintetizzare gli ultimi cinque anni di vita del nostro Paese.

Già piegata dalla recessione del 2008, l’Italia ha dovuto fronteggiare un nuovo momento difficile in cui i consumi sono crollati, il debito pubblico è salito, gli investimenti sono stati praticamente fermi, moltissime imprese hanno chiuso i battenti e si è fatta massicciamente sentire anche l’emergenza migranti.

Le nubi si diradano

Ma, finalmente, ora il tempo sembra volgere al bello. L’economia sta tirando un sospiro di sollievo mentre non è venuta meno la fiducia dei cittadini nel Parlamento e nei partiti politici.

Gli under 30 leggono meno (sicuramente perché affascinati dalle nuove tecnologie come smartphone e iPad) anche se in generale si va spesso al cinema, si vede il futuro più ‘rosa’ anche riguardo alla possibilità di trovare un lavoro e le famiglie non rinunciano all’acquisto di un’auto nuova.

E’ insomma confermato lo stereotipo degli italiani inguaribili ottimisti? Eppure – secondo le stime elaborate dal Censis su dati Istat, Infocamere e Banca d’Italia – la fiducia nel futuro sembra tradursi in cifre: i consumi sono in pieno recupero visto che sulla spesa pro-capite sono passati dal -4% del 2012 al +1,7% del 2017, la pressione fiscale ha seppur di poco allentato la sua morsa, e gli occupati sono in aumento anche se si tratta per la maggior parte di contratti a tempo determinato.

La ritirata degli scoraggiati

Le professioni cosiddette intellettuali sono in ripresa e aumentano anche le persone in cerca di occupazione: segno, questo, che gli scoraggiati stanno calando e si ha più coraggio di ‘osare’ sul mercato del lavoro.

Siamo diventati anche più ‘onesti’ e prudenti alla guida: i delitti denunciati all’Autorità giudiziaria sono calati di quasi mezzo milione in cinque anni, così pure gli incidenti stradali.

Certo, la crisi ci ha costretto a tirare un po’ la cinghia se si considera che le autovetture circolanti con più di 10 anni sono passate dal 44,4% del totale nel 2012 al 53,5% di fine 2016: ma questo non ci ha frenato dal concederci il divertimento, visto che la spesa al botteghino per attività ricreative come concerti, teatro, ballo e eventi sportivi è salita da 2,2 a 2,5 miliardi.

Non è un Paese per giovani

La qualità dell’aria urbana è inoltre migliorata: il biossido di azoto presente nell’atmosfera è calato, ed è aumentata anche la raccolta differenziata dei rifiuti nelle grandi città L’emergenza migranti ha inoltre caratterizzato gli ultimi anni, visto che il numero di quelli presenti nei centri di accoglienza è decuplicato.

Certo, non bisogna dimenticare che l’Italia sta diventando sempre più un Paese per vecchi: la popolazione residente è salita, avendo superato i 60 milioni, ma solo grazie agli stranieri.




Il saldo naturale è aumentato di moltissimo, ossia ci sono state più morti che nascite.

Si sono celebrati meno matrimoni e tra questi si celebrano più spesso nozze solo civili. In compenso, la speranza di vita è salita sia per gli uomini che per le donne e gli ultracentenari sono aumentati di 20mila unità.

Dal 1 gennaio 2012 a oggi, ci sono oltre 1 milione di residenti in più.

Erano 59.394.207 cinque anni fa, sono ora 60.589.445: di questi, 5.047.028 sono stranieri (erano 4.052.081 cinque anni fa). Calano gli under 35 (da 21.337.458 a 20.790.641) mentre gli ultracentenari passano da 15.029 a 17.630.

Salgono anche gli emigrati: hanno lasciato il Paese 157.065 persone mentre erano 106.216 nel 2012. I Sì pronunciati sono diminuiti (da 207.138 a 203.258) ma quelli civili sono passati dal 41 al 46,9% del totale.

Prima, ossia nel 2012, il Pil mostrava il segno meno (-2,8%) la stima per il 2017 evidenzia invece una crescita dell’1,5%. E’ aumentato anche il Pil per abitante: da 25.991 a 26.370 euro mentre la spesa pro-capite per i consumi delle famiglie è passata dal -4% ad un aumento dell’1,7%.

 La recessione si è fatta sentire soprattutto per il mondo delle imprese: il saldo tra iscritte e cessate è schizzato da 18.911 di cinque anni fa a 41.354 del 2016.

Cionondimeno, la pressione fiscale è diminuita di quasi un punto percentuale (dal 43,6% al 42,7%) e il turismo non ha mostrato in questi anni segnali di cedimento: gli arrivi sono stati 104 milioni nel 2012 e sono saliti a 117 milioni l’anno scorso.

Sicurezza, cittadinanza e ambiente

I delitti sono scesi di quasi mezzo milione in cinque anni.

Nel 2012 quelli denunciati all’Autorità giudiziaria sono stati 2.818.834 mentre al 31 dicembre 2016 sono 2.487.389 mentre le persone denunciate sono calate da 933.895 nel 2012 a 893.715 a fine 2016.
In calo gli incidenti stradali, da 188.228 nel 2012 a 175.791 a fine 2016.

Giù anche gli infortuni sul lavoro avvenuti e denunciati (da 745.544 nel 2012 a 641.345 a fine 2016). Aumentano le perdite idriche totali, ossia dal 35,6% sul volume di acqua immessa nel 2012 al 39,1% a fine 2016.

Società e cultura

Calano gli occupati maschi laureati (dal 47,3% nel 2012 al 45,4% a fine 2016) mentre aumentano le femmine (dal 52,7% al 54,6%). Nella popolazione tra i 19 e i 24 anni, gli studenti universitari erano il 47,7% nel 2012 per scendere al 46,1% a fine 2016.

Cinque anni fa, si contavano 297.449 laureati l’anno; nel 2016 invece 305.265. Sono in aumento anche i donatori per trapianti (18,9 milioni ogni milione di abitanti nel 2012, che salgono a 21,4 nel 2016) ma si allunga il tempo medio di attesa per un trapianto di cuore, da 2,5 a 3,1 anni.

E se la fiducia nel Parlamento e nei partiti è aumentata, i giovani però sembrano meno interessati alla politica: ne parla solo il 61,6%, mentre cinque anni fa tale percentuale saliva al 70%.

 Detto questo, gli italiani si sentono di poter contare su persone e amici (era l’80,9%, nel 2016 l’81,7%) e vedono positivamente le loro prospettive future (dal 24,6 al 26,6%) al punto che scommettono di più sulla fortuna.
La raccolta derivante dalle giocate sale infatti da 87,5 miliardi del 2012 a 96,1 miliardi del 2016.

Mercato del lavoro

Aumentano i posti di lavoro, in particolare quelli a tempo determinato che passano dal 10,4% sul totale degli occupati all’11,6%. E la novità sta nel fatto che l’incremento riguarda maggiormente professioni intellettuali (erano 2,97 milioni nel 2012, sono ora 3,2 milioni). Le persone in cerca di un’occupazione sono salite, anche in virtù di un calo degli scoraggiati essendo passati a 2,9 milioni a 2,6 milioni nel 2012. Certo, quasi un milione di under 29 cerca un lavoro (999 mila nel 2012 e 992 mila nel 2016): il tasso di disoccupazione in questa fascia d’età è aumentata dal 25,1% al 26,1%. In calo invece gli occupati operai, artigiani e artigiani passati da 8,2 milioni nel 2012 a 7,7 milioni nel 2016.  (AGI)

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